La madrina di Venezia, la nuova musa di Ozpetek, l'ex peperino di Boncompagni, insomma Ambra Angiolini ritorna l'11 gennaio con "Bianco e nero", un film di Cristina Comencini. Il suo ruolo è quella di Elena, "una donna sciatta, rigida, priva di ironia. Un personaggio così lontano da me, che ho fatto fatica a entrare nei suoi vestiti - ha spiegato Ambra a Vanity Fair - Lei e suo marito sono l’equivalente di una Coca-Cola sgasata".
Il film, con Fabio Volo e Katia Ricciarelli, racconta la vita di un trentenne preso dai suoi computer e sposato con Eloisa, che manda avanti un'associazione contro il razzismo. Lui, che guarda con disinteresse all'Africa, un giorno incontra Nadine, impiegata all'ambasciata del Senegal e comincia ad amarla clandestinamente.
Per Ambra-Eloisa, una storia di tradimento subìto dunque. Ma lei, unita a Francesco Renga e madre di due bambini, Jolanda e Leonardo, nella vita è stata più tradita che traditrice? "Siccome non mi è facile provare desiderio nei confronti degli uomini, è sempre successo che a guardarsi intorno fossero prima gli altri" ha spiegato. Però il tradimento per lei è anche accettabile. "Se fatto con eleganza, sì. Ovvero: devi saper gestire la situazione, sforzarti di non farmene accorgere. In passato ho buttato via giornate a cercare indizi, una roba alla CSI. Poi, mi sono detta: 'Ma quanto tempo sto sprecando?'"
Allora "ho cominciato ad avere fiducia in me - continua - invece di cercare conferme nell’altro. Ho capito che l’unica cosa che posso davvero controllare è quello che faccio io, e che le risposte di cui ho bisogno posso averle dando io, per prima, un segnale. Lavoro su di me, non cerco più di cambiare chi mi è vicino".
Quindi niente più scenate a Renga? "Ogni tanto gliene faccio una, magari solo con la scusa di una tazza fuori posto. Altrimenti si preoccupa, dice che non lo amo più come prima".
Altre volte, le crisi sono nate dalle evasioni di lui. "Di testa - specifica Ambra. - Spesso Francesco è seduto lì, ma non c’è. È il tipo che se gli dici: 'Senti, ti devo parlare', si mette il giubbotto e va via. Ho imparato ad accettarlo: se comunicare con lui significa rincorrerlo mentre si arriccia i capelli, pensa e guarda l’infinito, va bene così!".
Che cos’è dunque per Ambra e Renga la costruzione di un amore? "Non è una casa, non sono i figli. È qualcosa di molto meno rassicurante: il non voler sapere più di tanto, le distanze che, per noi che viviamo a Brescia, sono più facili da mantenere, perché ogni volta che vai via devi “staccare” da casa, almeno per due giorni. Insomma, l’aria in mezzo".
Fonte: Tgcom
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